Articolo pubblicato nell'inserto Chiamami Cittadino n.609/2009 del giornale Chiamami Città
In un’Italia sempre più multietnica, la figura del mediatore interculturale ha un ruolo centrale nel dialogo tra immigrati appartenenti a varie culture e le istituzioni italiane. Una nuova figura professionale che deve disporre di vaste e ricche conoscenze sociali, storiche e culturali, nonché di capacità e tecniche di mediazione e di conciliazione, ma che non gode di pieno riconoscimento e che svolge attività in condizioni di perpetua precarietà.
E’ da qualche tempo che si parla di un albo nazionale dei mediatori interculturali ma fino adesso quasi nulla si è fatto. All’inizio di febbraio è stata
presentata una proposta di legge dal titolo “Delega al governo per l’istituzione dell’Albo dei mediatori interculturali” che impegna il Governo a definire
l’accesso a due Albi nazionali, dei mediatori e delle organizzazioni che li utilizzano (spesso oggi con compensi vergognosi e senza certezze, al contrario di quanto accade in altri paesi europei); i requisiti dei processi di formazione generali e specialistici; le norme di utilizzo nelle istituzioni pubbliche; i finanziamenti a disposizione.
I requisiti necessari per l’iscrizione all’albo dei mediatori sarebbero: conoscere la lingua e la cultura italiana così come lingua e cultura di almeno un paese straniero, una laurea in discipline umanistiche, sociali o linguistiche, o, se manca il titolo, la dimostrazione di aver acquisito comunque conoscenze
“idonee ed equivalenti” nei paesi d’origine. Coloro che esercitano già la professione di mediatore interculturale presso enti pubblici e privati avranno la
possibilità di iscriversi all’albo entro 6 mesi dall’ entrata in vigore dei decreti legislativi. Una normativa molto attesa da persone il cui lavoro è indispensa-
bile nelle questure, negli ospedali, scuole, tribunali e che subiscono disparità evidenti di trattamento e nessuna garanzia sul futuro.
Un Albo per i mediatori culturali
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