Semplicemente Zingaro


Un poeta camerunese, Ndjock Ngana, diceva: “Conoscere una sola lingua, un solo lavoro, un solo costume, una sola civiltà, conoscere una sola logica è prigione”. Una verità che in una società diventata multiculturale dovrebbe essere il preambolo di tutte le politiche dell'immigrazione. Purtroppo, e non so spiegare il motivo, poco si è fatto per avvicinare culture diverse e per farle dialogare. E mi viene in mente un esempio che ci è vicino: cosa sappiamo degli zingari, della loro storia e della loro cultura? Un popolo di nomadi con i quali l'integrazione è impossibile, che vivono nelle baracche di elemosina e di furti, che prevedono il futuro leggendo la mano, che fanno sposare i loro figli quando sono ancora bambini, che cantano e festeggiano anche quando le cose vanno male. Per farla breve, una cultura “inferiore”.
Siccome penso che, malgrado tutto, questo popolo abbia sofferto molte ingiustizie e sia soggetto a tanti pregiudizi, proverò a farne una piccola presentazione.
La parola “zingaro” è un termine convenzionale usato per identificare un insieme di etnie inizialmente nomadi sulla quale origine si è dibattuto a lungo.
Discendenti di popolazioni provenienti dal nord dell'India, verso l'anno mille sono stati obbligati ad emigrare verso varie zone dell'Asia, Europa, nord-Africa, sud-America e Oceania. Arrivati in Europa, per essere ben accolti, raccontavano di essere pellegrini dal Piccolo Egitto (regione del Peloponneso) e obbligati a vagare per il mondo per sette anni. Il carattere misterioso della loro provenienza aveva affascinato la società medioevale e quindi furono ben accolti. Ma le abitudini di vita diverse da quelle delle popolazioni sedentarie, le bande di ex militari e di mendicanti tra gli zingari hanno contribuito alla loro cattiva immagine e alla ostilità da parte delle popolazioni. Siccome le possibilità di insediamento erano scarse, l’unica possibilità di sopravvivenza consisteva nel vivere ai margini della società. Inoltre, in Europa di quei tempi il colore scuro della pelle era associato alle forze del male (i demoni erano dipinti di nero). In più, praticavano la cartomanzia e la lettura della mano e, in generale, attività legate al soprannaturale. Tutto ciò ha contribuito con successo all'aumento dei pregiudizi nei loro confronti e all'inizio delle persecuzioni in Europa. In Romania e Serbia sono stati schiavizzati per un certo tempo, ma anche in altri stati si sono registrate uccisioni e deportazioni degli zingari (il Porajmos - "devastazione" – rimane nella storia per ricordare il tentativo di sterminio al quale sono stati sottoposti le popolazioni zingare durante il regime nazista).
Si conoscono varie etnie di zingari: rom (nella loro lingua vuol dire “persona”), sinti, camminanti e vari gruppi: rom, sinti, kale, manouches, romanichals, jenisch. La loro lingua si chiama romani, parlata in innumerevoli varianti dialettali. E' una lingua che ha origine dal sanscrito.
In Europa, gli zingari vivono nei Balcani e nell'Europa centrale e hanno la cittadinanza del paese dove vivono. Per questo si parla di zingari romeni, zingari serbi, zingari croati, zingari macedoni, zingari italiani, zingari albanesi, zingari spagnoli, zingari russi, zingari greci, zingari bulgari, ecc.
In Italia sono presenti numerosi gruppi zingari arrivati in varie epoche. La loro più antica presenza è segnalata nel XV secolo, nella zona centro-meridionale del paese.
Oggi in Italia ci sono diversi gruppi nomadi, seminomadi e stanziali: i Sinti (in maggior parte nomadi e giostrai), i Rom abruzzesi, i Rom Lovara e Kalderasa (allevatori di cavalli, indoratori e lavoratori del rame), i Rom Khorakhana e Kanjarja (provengono dalle regioni centromeridionali della ex Jugoslavia), i Rom Rudari (originari della Romania, si occupano della lavorazione del rame e sono musicanti), i Kaulja (provengono per lo più dalla Francia, ma sono originari dell'Algeria). I Camminanti siciliani sono venditori ambulanti.
Sembra che gli zingari non abbiano sviluppato una credenza religiosa propria. Si crede in un mondo sopranaturale dove si contrappongono le forze del bene e del male, con la presenza di entità fantastiche che si manifestano soprattutto durante la notte. Però la religione degli zingari, nella maggior parte dei casi, è quella della popolazione fra cui vivono. Ci sono, quindi, zingari cattolici (in Italia, Spagna, Francia, Ungheria, Polonia, Slovenia, Austria, Croazia), zingari ortodossi (Romania, Bulgaria, Russia, Serbia, Grecia), protestanti (nord Europa), musulmani (Bosnia, Kossovo, Macedonia).
Un insieme di tradizioni e di credenze costituiscono la cultura zingara, messa a dura prova dai cambiamenti che hanno iniziato a colpire il modo di vivere degli zingari. Ma la coscienza dell'appartenenza ad una cultura che sta per disintegrarsi ha determinato una presa di posizione da parte degli zingari stessi che hanno iniziato ad organizzarsi in questo senso. Così, sono nate associazioni di zingari con lo scopo di preservare la lingua e la cultura zingara. Anche l'UE si è mostrata in numerose occasioni interessata a trovare soluzioni per non permettere una perdita di identità delle popolazioni zingare. Inoltre, ha disposto misure di integrazione sociale, misure atte a mettere fine alla discriminazione alla quale sono stati soggetti per tanto tempo gli zingari: educazione, formazione professionale, coinvolgimento nella politica (vi sono parlamentari zingari in diversi parlamenti nazionali e anche nel Parlamento Europeo), inclusione sociale. Tutto ciò in un mondo nel quale i pregiudizi sugli zingari continuano ad esistere.
Per capire le popolazioni zingare bisogna dialogare di più, avvicinarsi con più interesse al loro modo di essere e alla loro cultura. Ecco la definizione che si danno gli zingari stessi, ripresa da un poeta zingaro, Spatzo (Vittorio Mayer Pasquale) Noi Zingari abbiamo una sola religione: la libertà./ In cambio di questa rinunciamo alla ricchezza, al potere, alla scienza ed alla gloria. / Viviamo ogni giorno come se fosse l'ultimo. / .... / Il nostro segreto sta nel godere ogni giorno le piccole cose / che la vita ci offre e che gli altri uomini non sanno apprezzare: / una mattina di sole, un bagno nella sorgente, / lo sguardo di qualcuno che ci ama. / E' difficile capire queste cose, lo so. Zingari si nasce. / Ci piace camminare sotto le stelle. /Si raccontano strane cose sugli Zingari. / Si dice che leggono l'avvenire nelle stelle / e che possiedono il filtro dell'amore. / La gente non crede alle cose che non sa spiegarsi. / Noi invece non cerchiamo di spiegarci le cose in cui crediamo. / La nostra è una vita semplice, primitiva. / Ci basta avere per tetto il cielo, / un fuoco per scaldarci /e le nostre canzoni, quando siamo tristi.

Raluca Albu

Senza titolo

Chiedo scusa a tutto coloro che si potranno sentire offesi dai toni, a volte, "alti" dei miei scritti, mi lascio ogni tanto portata dall'onda degli eventi....comunque al giornale molte volte mi segano pezzi leggermente sarcastici...

Tolleranza zero all'ignoranza!!!

E’ inutile dire quanto obbrobrio mi abbiano creato gli eventi che hanno colpevolizzato la Romania per via della situazione “critica” in cui si trova l’Italia in fatto di sicurezza…non insisto sul fatto che ben altri problemi dovrebbero occupare in primis le menti dei politici italiani come, per fare un elenco breve: la mancanza di posti lavoro, il precariato che ha iniziato a colpire non solo i giovani, il costo alto della vita, gli stipendi tra i più bassi d’Europa, l’università che produce disoccupati in serie, la ricerca che elemosina da anni e mi fermo come promesso sopra.

Però da tutto ciò ecco le mie conclusioni:

  • un governo che ha deluso i propri elettori ha trovato l’occasione giusta per far promuovere con un ddl una parte di un pacchetto di leggi sulla sicurezza, tra l'altro, in contraddizione con la normativa europea in merito alla libera circolazione dei cittadini europei sul territorio UE, che avrebbe fatto fatica a passare il voto del Parlamento italiano.

  • i politici italiani hanno dato prova di non essere veri politici: nessun politico serio, specie uno che fa parte della coalizione di governo, avrebbe mai potuto fare la gaffe di colpevolizzare della grave situazione della sicurezza in Italia un paese intero, ancora di più nella situazione di comune appartenenza all’Unione Europea.

  • tutto lo scandalo che ha seguito i tragici eventi della settimana scorsa non ha fatto che aumentare l’intolleranza nei confronti di coloro che, arrivando da lontano in Italia, guadagnano ogni giorno con fatica la loro sopravvivenza. Lo dimostrano gli attacchi che hanno subito i romeni che si trovano in Italia e i titoli dei giornali che vedono dappertutto criminali romeni. Ho dovuto pure sentire giustificazioni alla violenza che caratterizza il popolo romeno, date da persone che lavorano nell’ambito dell’immigrazione: i romeni provengono da un clima di terrore, non dobbiamo dimenticare che sono usciti da poco da un regime dittatoriale che spiega l’attuale mancanza di rispetto per le regole e la loro violenza…ma stiamo scherzando??? Ma è una fiction? Il popolo romeno è un popolo di criminali? Ma cosa sapete del popolo romeno? Dracula, Transilvania, zingari, bambini abbandonati….è ciò che vi hanno servito i media…ma avete mai conosciuto un romeno? Siete mai stati in Romania? Avete mai letto qualcosa sulla storia del popolo romeno? Io mi vergognerei…anche perché come romena so tante cose sul popolo italiano e la sua cultura…e ne sono fiera.

  • Sono chiamate le autorità romene in causa. Ma perché? E colpa di qualcuno se un individuo delinque? E la giustizia? Non dovrebbe fare il suo dovere? Non si dovrebbe infliggere una punizione laddove si è delitto? Dovrebbe forse la Romania risolvere i gravi problemi interni dell’Italia?

Credo nel buon senso degli italiani, spero che i problemi dell’Italia verranno affrontati con più serietà e professionalità, mi auguro che tali eventi non si ripetano più e che la caccia alle streghe riguardi solo l’ignoranza.

E' stato lanciato il sito CORIMTEC


Finalmente è stato pubblicato ieri on-line il sito CORIMTEC www.corimtec.com

E' stata la mia prima esperienza come web designer....se possibile, aspetto commenti.

La lingua è la chiave che apre la porta della conoscenza e dell'integrazione

Comunicare è il punto chiave di tutti i rapporti interpersonali (lavoro, studio, tempo libero, ecc). Tanti stranieri arrivano in Italia senza conoscere la lingua italiana, un vero handicap che impedisce loro, per esempio, di muoversi nella città, prendere contatto con la gente, trovare lavoro, rivolgersi a vari servizi.
Per fronteggiare questo problema, da anni a Rimini svolge attività l’associazione Arcobaleno, con la sua scuola di italiano organizzata attualmente presso la Casa della Pace.
Anche questo settembre sono iniziate le iscrizioni e per avere più informazioni abbiamo intervistato la responsabile dell’iniziativa, dott.ssa Simona Smanio.
Da quanto tempo la scuola di italiano per gli stranieri di Rimini ha aperto le sue porte?
Dall' ottobre del 1992 l’associazione Arcobaleno, nelle iniziative rivolte agli immigrati di Rimini, all’epoca appartenenti all’immigrazione senegalese, si è resa conto che c’è un vero bisogno di alfabetizzazione. Tanti problemi con cui si confrontavano gli immigrati nascevano dal fatto che la lingua italiana rimaneva per loro “il grande sconosciuto”. In queste condizioni è nata la scuola di lingua italiana, rivolta agli immigrati, in condizioni di gratuità totale.
Chi sono gli insegnanti della scuola di italiano?
Ci sono circa 30 insegnanti. C’è un corpo base, ex insegnanti del mondo della scuola. Con tempo si è creato un gruppo di insegnanti giovani, neolaureati o laureandi che mettono a disposizione il loro tempo e il loro sapere della lingua italiana in modo volontario.
Quali requisiti per gli alunni della scuola di italiano?
Non ci sono requisiti per gli alunni, abbiamo solo un minimo di età (16 anni) perché riteniamo che l’alfabetizzazione degli adulti sia una questione diversa dall’alfabetizzazione dei ragazzi in età scolare.
Come si concilia lo studio dell’italiano con gli impegni lavorativi degli alunni?
A volte gli alunni, visto il loro lavoro, arrivano molto stanchi alle lezioni, ma per alcuni venire a scuola è un momento di sollievo, di socializzazione, una possibilità per raccontarsi. Qualcuno viene da tanti anni a fare i corsi perché si trova molto bene qui e per esercitarsi nella lingua italiana. Comunque noi proviamo a non caricarli troppo con i compiti a casa e quindi tutta l’attività didattica si svolge in classe, dalla conversazione agli esercizi di grammatica.
Per venire incontro agli alunni organizziamo i corsi sia la mattina che di pomeriggio e di sera, tutti i giorni della settimana, tranne sabato e domenica. Ognuno ha la possibilità di scegliere il suo orario. Si tratta di un’ora e mezzo due volte alla settimana. Gli spostamenti da una classe che fa una certa fascia oraria ad un’altra sono sempre possibili, a seconda degli incarichi lavorativi di ogni allievo.
Da quali paesi provengono gli alunni?
Gli allievi provengono da quasi tutto il mondo. Infatti la scuola di italiano è un po’ uno specchio dell’immigrazione a Rimini: dai primi anni quando c’era soprattutto l’immigrazione senegalese al periodo dell’immigrazione dall’Est Europa, dall'imigrazione magrebina (solitaria) all'arrivo delle mogli e dei figli. E’ una scuola particolare anche sotto l’aspetto dei legami interpersonali che si creano tra i docenti e le classi. C’è una cosa che mi stupisce molto: il modo in cui circola e si propaga l’informazione tra gli immigrati. Tante volte, prima che si realizzi il materiale informativo sulla scuola di italiano, riceviamo domande sull’apertura della scuola, ciò dimostra quanto la nostra scuola piaccia agli stranieri.
Quale è l’obbiettivo della vostra associazione con l’iniziativa della scuola di italiano?
Riteniamo che prima di tutto per uno straniero che arriva in Italia sia importante ricevere gli strumenti per capire e farsi capire, come un primo passo verso l’integrazione.
Questo anno sono già iniziate le iscrizioni. Si tratta di un numero aperto di iscritti? Fino a quando ci si può iscrivere?
Noi teniamo le iscrizioni aperte tutto l’anno. La scuola inizierà a ottobre e finirà a maggio. Chiudiamo le iscrizioni intorno al mese di marzo, aprile. Si deve tener conto della mobilità degli immigrati, sia per problemi di lavoro che familiari, e quindi ci rendiamo conto che è assolutamente necessario poter iscriversi alla scuola in qualsiasi momento, tenuto conto che comunque i corsi finiscono nel mese di maggio. Dobbiamo quindi dare possibilità a tutti quelli che vogliono frequentare i corsi di italiano di iscriversi alla scuola.
Quali risorse la scuola di italiano mette a disposizione degli alunni?
A parte le risorse umane e le aule, si usano vari materiali didattici. I professori hanno a disposizione libri di testo, dizionari. In più, grazie a convenzioni che abbiamo con varie librerie, i nostri corsisti beneficiano di sconti per acquistare i libri che servono loro per imparare l’italiano. Gli allievi possono venire prima delle lezioni e consultare i libri, i dizionari per esercitarsi con la lingua italiana, hanno possibilità di fotocopiare il materiale che interessa loro e in più possono beneficiare gratuitamente del collegamento internet della scuola. Si deve però sottolineare che le risorse economiche della scuola sono piuttosto scarse e pochi gli aiuti economici. Però anche in queste condizioni, grazie all’entusiasmo degli insegnanti e degli alunni, i risultati sono più che soddisfacenti. Lo dimostra il numero di iscritti dell’anno scorso (572) e le richieste che sono arrivate fino a questo momento.
Quali progetti per il futuro della scuola di italiano?
Il nostro desiderio è di dare sempre più valore ad una esperienza del genere e di fare in modo che le istituzioni riconoscano e appoggino di più la nostra attività.

Per chi volesse seguire i corsi gratuiti di italiano: Casa della Pace, Via Luigi Tonini, 5 Rimini, dal lunedì al venerdì dalle 9.00 alle 13.00 e dalle 14.00 alle 20.00.

Raluca Albu

20 giugno, Giornata Mondiale del Rifugiato

un'evento che, probabilmente, è conosciuto da poche persone...purtroppo...

La Giornata Mondiale
del Rifugiato è un omaggio all'energia e coraggio dei rifugiati di tutto il mondo. Questa giornata di festa si esprime in tutto il mondo in vari modi, da concerti rock a conferenze a mostre e concorsi. "Ma che venga celebrata con una semplice festa di paese, con un’iniziativa scolastica o con una cerimonia delle Nazioni Unite, il 20 giugno è una giornata nella quale pensiamo ai rifugiati di tutto il mondo ed estendiamo a loro il nostro incoraggiamento, sostegno e rispetto".

“Vi esorto a celebrare lo straordinario coraggio

e il contributo apportato dai rifugiati di ieri e di oggi”

Kofi Annan

In Italia, la vera sfida è di estendere l’attuale sistema di protezione per i richiedenti asilo e rifugiati in un’ottica di copartecipazione di Regioni, enti locali, associazionismo e società civile del territorio.

Dall’integrazione alla partecipazione

Negli ultimi anni in Italia il numero degli stranieri in età scolare è aumentato per la legge sul ricongiungimento. I bambini stranieri hanno lo stesso diritto-dovere allo studio di cui godono i bambini italiani. L’obbligo scolastico per tutti gli alunni (italiani e stranieri) si estende ad almeno 12 anni o, comunque, sino al 18° anno di età o sino al conseguimento di una qualifica professionale.
Tenuto conto che gli alunni stranieri provengono da ordinamenti scolastici diversi dall’ordinamento italiano è assolutamente necessario che al momento dell’inserimento di un bambino straniero nella classe si valutino bene le competenze, le abilità e i livelli di preparazione del bambino. Inoltre, si deve tener conto che la lingua italiana per un alunno straniero non è la sua madre lingua.
A Rimini l’integrazione scolastica degli alunni stranieri è attentamente seguita dall’amministrazione territoriale in sinergia con le associazioni di volontariato impegnate nelle
attività di integrazione degli immigrati.
Inoltre a Rimini esiste una struttura unica a livello regionale: il Centro Pedagogico per l’Integrazione dei servizi, un luogo di raccordo pedagogico con la funzione di rete dei servizi a sostegno delle scuole. Tra le linee di programmazione del CPIS un posto importante è occupato dalla problematica dell’integrazione dei bambini stranieri.
Il Programma di Intervento per l’Integrazione degli alunni stranieri è un progetto nato in collaborazione con CPIS e approvato dall’Assessorato ai Servizi Sociali del Comune di Rimini e dei Comuni del Distretto Sud (capofila Riccione). Viene gestito operativamente dalle associazioni Arcobaleno e Caritas.
La dott.ssa Simona Smanio, coordinatrice del progetto, ci spiega meglio quali sono le linee di intervento: “l’educazione interculturale, molto importante per una convivenza civile, è un processo che si costruisce attraverso l’interazione tra più soggetti e nell’esperienza quotidiana”. In questa ottica, il Programma di Intervento per l’Integrazione degli alunni stranieri propone azioni per gli alunni che si inseriscono per la prima volta nella scuola italiana e che non conoscono l’italiano, o la conoscono in misura inadeguata. Il Programma Prevede anche la creazione di un Gruppo Operativo di Accoglienza composto da operatori scolastici che entrano in rapporto diretto con l’alunno straniero e la famiglia e operatori esterni (Mediatore interculturale e Educatore interculturale). Questo Gruppo ha il ruolo di avviare in concreto un processo di integrazione dal momento dell’iscrizione e dell’inserimento nella classe al percorso dell’acquisizione di competenze linguistiche.
Tra le azioni proposte: monitoraggio degli alunni stranieri, corsi intensivi di lingua italiana, corsi di formazione per l’insegnamento dell’italiano come seconda lingua, intervento dei mediatori interculturali e degli educatori interculturali, creazione di un fondo di materiali didattici (pacchetti multimediali per l’integrazione, libri per imparare l’italiano, testi di intercultura, testi scolastici e cancelleria per i bambini stranieri che si trovano in condizionieconomiche disagiate) e attività extrascolastiche.
Più che l’integrazione, afferma la dott.ssaSmanio, “si sente il bisogno del passaggio alla partecipazione. I genitori italiani e stranieri devono essere coinvolti attivamente e “educati” nel spirito dell’interculturalità che caratterizza sempre di più il nostro mondo globalizzato”.
Rimini è quindi uno dei comuni dove l’intercultura viene vissuta attivamente grazie alla stretta collaborazione tra l’amministrazione territoriale, le scuole, le associazioni di volontariato per gli immigrati, le associazioni di mediatori interculturali e i cittadini italiani.
Certamente c’è ancora da lavorare, però ci sono tante iniziative che contribuiscono alla maggiore integrazione degli stranieri nel tessuto sociale riminese. Iniziative mirate ad una conoscenza reciproca tra italiani e stranieri (come tanti laboratori, che si organizzano nelle scuole, di presentazione dei paesi di provenienza dei bambini immigrati, e tengo a ricordare in questo senso anche l’associazione Etnos).
I bambini stranieri di Rimini sono una risorsa importante per il futuro e per la cui educazione deve essere coinvolta l’intera comunità di italiani e stranieri.

Raluca Albu

La Cittadinanza e l’identità nazionale

Nel mese di novembre il paesaggio politico italiano si è arricchito di una nuova formazione. Si tratta del Partito dei romeni in Italia, ovvero il Partito Identità Romena.
Gli obbiettivi del partito sono di sviluppare e promuovere la coesione culturale e politica della comunità romena in Italia e, in generale, migliorare le condizioni di vita dei romeni in Italia.
Conformemente al suo statuto, il partito potrà partecipare a tutte le elezioni amministrative, politiche ed europee che si svolgeranno in Italia.
Confesso che la notizia mi ha sorpreso e mi è venuto spontaneo pensare: bene, così i romeni potranno avere una rappresentanza anche a livello politico in Italia.
Poi una valanga di domande:
  1. La comunità romena, oggi una dellepiù grandi in Italia, ha veramente bisogno di una rappresentanza “di identità nazionale” a livello politico?
  2. Come è possibile concepire che una formazione politica che si dichiara appartenente ad una “etnia” possa avere voce a livello legislativo e decisionale di modo da poter migliorare le condizioni di vita di una sola “etnia”?
  3. Se si vuole che gli immigrati abbianouna voce in più non sarebbe più indicato creare una formazione politicache rappresentasse gli interessi di tutti gli immigrati? Inoltre i grandi temidell’immigrazione sono già tra le preoccupazioni dei partiti italiani,sensibili ai problema.
  4. Chi voterà il partito dei romeni?Avrà abbastanza sostegno elettorale per poter raggiungere il Parlamento oi “governi” locali e regionali?
  5. Una volta acquisita la cittadinanzaitaliana voterò questo partito? I problemi con cui mi confronterò sarannogli stessi di tutti gli italiani: lavoro, casa, previdenza sociale,fiscalità. Per preservare la mia identità nazionale mi indirizzeròprobabilmente alle associazioni culturali serie, senza bisogno discomodare nessun partito politico.
Non darò evidentemente nessuna risposta a queste domande in quanto rispetto il libero pensiero di tutti.
So invece chi voterò come futura cittadina italiana: un partito che promuove la multiculturalità, che non ha paura di ciò che è diverso, un partito che sostiene la tolleranza e la libertà di pensiero politico e religioso.

N.B Attualmente in Italia non viene riconosciuto il diritto di voto agli extracomunitari residenti (a differenza di altri paesi europei) .

Raluca Albu

Nazha Salami è una trentenne marocchina laureata in ingegneria informatica

“Vorrei che la mia esperienza positiva incoraggiasse gli altri” è ciò che si augura Nazha Salami, una ragazza marocchina di 30 anni che è riuscita, con tenacia e coraggio, a mettere in piedi una sua attività a Rimini.
Nazha è nata in Marocco. I suoi genitori si erano stabiliti in Italia, dove lei veniva ogni tanto, ma la sua educazione è avvenuta all’estero: il diploma in Marocco e la laurea in informatica e programmazione industriale a Parigi.
Anche se i suoi genitori le avevano consigliato di stabilirsi in Francia, il suo amore per Rimini, dove d’estate coniugava il lavoro stagionale con il divertimento, e il desiderio di stare vicina alla famiglia la spingono a prendere la decisione di trasformare l’Italia nella sua seconda casa.
Dopo aver preso il permesso di soggiorno per lavoro, dopo che l’Università di Bologna ha riconosciuto il titolo rilasciatole dall’università francese, Nazha inizia la sua lunga fila di colloqui nella speranza di trovare lavoro come informatico, il suo mestiere. E’ piuttosto difficile in quanto ha avuto a che fare con tanti datori di lavoro sensibili, sfortunatamente, non alla sua bravura come ingegnere informatico, ma alla sua origine straniera, anche se parla benissimo l’italiano. Una serie di delusioni la spinge a decidere di non fare più colloqui e di continuare a lavorare come aiuto cuoco, mestiere che le assicurava una vita decente.
Le amiche italiane, impressionate dalla sua storia, la convincono a partecipare ad un corso di Comunicazione Marketing nell’ambito del quale Nazha rimane affascinata dalle lezioni sulla creazione d’impresa. Adesso si rende conto che l’unica possibilità per poter esercitare il suo mestiere è di andare avanti e di creare una sua attività. L’Ufficio Immigrazione della CGIL è il primo ente al quale chiede informazioni su come aprire un’impresa. Viene indirizzata verso CNA dove trova persone con il cuore aperto disposte a offrirle orientamento per aprire un’attività.
Il preventivo è piuttosto consistente e, quindi, aprire un’agenzia di viaggi insieme alla sua sorella che si stava per laureare diventa un sogno impossibile. Nazha si rende conto che l’unica cosa che poteva fare era di aprire un’attività Western Union. Intanto organizza da sola corsi di informatica di base che registrano grande successo. Poi decide di chiedere un prestito alla banca. Fortunatamente i dirigenti della banca conoscono Nazha e le sue risorse, sanno che è una persona di cui ci si può fidare e il suo piano d’affari sembra fattibile. Il prestito le viene concesso subito e anche con l’aiuto dei genitori Nazha riesce a mettere in piedi un phone center.
Oggi Nazha gestisce e dirige da sola un phone center a Rimini. E’ una ragazza serena, determinata in tutto ciò che intraprende e con il grande desiderio che la sua storia incoraggi gli altri a seguire i loro desideri. Anche se non è stato sempre facile, anche se a volte ha dovuto lottare con i pregiudizi, la sua correttezza e professionalità l’hanno aiutata a guadagnare la fiducia delle persone che nel momento di bisogno le hanno dato volentieri una mano. In più, non ha mai perso la sicurezza nelle sue proprie capacità.
Business is business però se intorno a tutto non esistesse un pizzico di umanità come sarebbe il mondo?

Raluca Albu

Una grande festa popolare

In Romania, paese con una significativa maggioranza ortodossa, la Pasqua è il più importante
evento del calendario religioso.
Quest’anno la Pasqua ortodossa coincidecome data con la Pasqua cattolica, momento di grande festa in Romania e soprattutto in Transilvania dove i cristiani cattolici, protestanti, ortodossi festeggeranno insieme la resurrezione di Gesù. Come tutti i popoli, i romeni hanno creato un intero sistema di tradizioni folcloristiche che sono state conservate fino ad oggi.
I festeggiamenti in occasione della Pasqua sono molto pittoreschi e mettono in primo piano significati profondi dei rapporti tra le persone e la natura.
Nella Settimana Santa si fanno le pulizie generali nelle case e nei giardini dei romeni perché c’è la credenza di essere colpiti da una maledizione se a Pasqua non brilla tutto di pulizia. Le donne preparano i cibi che saranno portati in chiesa la domenica della Pasqua per essere benedetti. La tradizione dice che durante la notte di Giovedì santo o la mattina di Giovedì santo le tombe
si aprono e le anime dei morti tornano alle loro case. Per accoglierle si accendono fuochi nei giardini o nei cimiteri.
Una pratica che è diventata molto famosa all’estero è quella di dipingere le uova in occasione
della Pasqua. Le uova, sode o svuotate, generalmente si dipingono di rosso, come simbolo del sangue di Gesù, ma si usano anche altre colori. In Bucovina (est Romania) e in Maramures (nord Romania) è nata una vera arte di dipingere le uova, con vari motivi e simboli. Le uova si pensa simbolizzino la tomba di Gesù che si è aperta per la sua resurrezione. La domenica di Pasqua ogni persona deve rompere un uovo rosso facendolo “incontrare” con un altro uovo rosso tenuto in mano da un’altra persona e dicendo la frase “Cristo è risorto” e ricevendo dall’altro la risposta “In verità è risorto”. Si pensa inoltre che le uova rosse abbiano poteri sovrannaturali: curano le malattie, proteggono gli animali, proteggono dalle forze cattive in generale.
Per la Pasqua le donne devono indossare abiti nuovi, segno del rinnovamento e del cambiamento.
Nella parte est del paese si è conservata la tradizione delle giovani donne che la notte della Pasqua salgono nel campanile per lavare le campane con “l’acqua non toccata” (acqua presa da una fontana mentre quella che la prende rimane in assoluto silenzio). Le donne che portano questa acqua non devono parlare fin che non avranno lavato la campana. La mattina seguente le donne non sposate si lavano con questa acqua e si pensa che così saranno più attraenti.
In Transilvania esiste un’altro costume: “annaffiare” le donne nel giorno di Pasqua. Gli uomini prendono con loro un profumo e devono spruzzare le donne che conoscono, come segno di purificazione e di ringiovanimento.
Per quanto riguarda i bambini, il coniglietto porta loro nella mattina di Pasqua uova rosse e piccoli regali.
La Pasqua dai romeni non è solo il momento religioso della resurrezione di Gesù, ma anche
l’inizio della primavera, la rinascita della natura.
Un augurio di Buona Pasqua a tutti!

Raluca Albu

A Rimini trionfano gli stranieri

Il piatto più famoso al mondo, la pizza, è stato protagonista della seconda edizione del trofeo Carmelo Calabrese, organizzato presso l’area Riminipizza, il 12 febbraio all’interno dell Fiera Pianeta Birra.
Momento di confronto tra i pizzaioli italiani e stranieri provenienti da Egitto, Marocco, Ucraina persino Cina e Bangladesh, la manifestazione ha messo in luce che il dialogo interculturale non ha bisogno sempre di parole, ma di un po’ di farina, pomodoro, vari ingredienti, due mani, fantasia, buon gusto e grandi sorrisi. Tutto condito con un pizzico di entusiasmo, giovinezza e amicizia.
Il concorso prevedeva due categorie: Presentazione, indirizzato a soddisfare gli occhi, senza dimenticare il palato, e Gusto e Qualità, con l’accento sul gusto del prodotto, le materie prime utilizzate, la modalità di preparazione e la professionalità dei concorrenti.
Tra i partecipanti a questa manifestazione abbiamo avuto l’occasione di conoscere l’ucraina Svitlana Puchko del Ristorante “Boca Baranca” di Marina Romea (RA), prima classificata alla sezione Presentazione, Qiu Wei Feng (Luca) di nazionalità cinese – Ristorante “Auriga” di Rimini (RN), il secondo classificato alla sezione Presentazione e l’albanese Beniamino Bilali, vincitore di numerosi premi nazionali e internazionali, attualmente pizzaiolo presso il ristorante “Al Gufo” di Rimini. Sono tutti giovanissimi, arrivati in Italia con il sogno di una vita migliore in un paese che conoscevano grazie ai media, con la nostalgia del proprio paese, dei parenti e degli amici rimasti in patria. Anche se diversi come provenienza culturale o come livello di studi (Svitlana è laureata in economia-commercio), quando parlano della loro esperienza come pizzaioli sono pieni di entusiasmo. Beniamino ha portato avanti il lavoro dei suoi genitori che avevano in Albania una pizzeria al taglio, si è perfezionato in Italia avendo come primo maestro un connazionale, ha iniziato a vincere gare in Italia e all’estero. Qui Wei è stato iniziato ai misteri del mestiere a Roma e poi non ha più smesso. C’è una luce forte nei suoi occhi quando parla della sua professione.
Svitlana da piccola era appassionata dai lavori con la plastilina, così si spiega il piacere che prova a lavorare la pasta, i biscotti, la pizza.
L’Italia ha saputo valorizzare il talento di questi giovani stranieri e ha dato loro la possibilità di esprimersi al meglio. Ecco perché le difficoltà che a volte hanno dovuto affrontare per ottenere i permessi di soggiorno e il rinnovo sono state quasi dimenticate. Ecco perché tutti sognano di costruirsi un futuro in Italia e di continuare a fare il mestiere di pizzaiolo. Beniamino desidera con ardore diventare maestro pizzaiolo e Qiu Wei si vede in Cina quando sarà anziano.
L’evento organizzato da Riminipizza ha svelato anche altri nomi di pizzaioli che hanno incantato i palati più fini: Pasquale Montesanto (terzo classificato sezione Presentazione, Ristorante “Boca Baranca” di Marina Romea (RA), Faruk Amin del Bangladesh, Raffaele Fabbrocino (Ristorante “La Pizzeria di Lele” di Brescia (BS), Alessandro Santoro (Ristorante “Pummarò” di Gabicce Mare (PU), Mario Avagliano (Pizzeria “Mastro Pizza” di Rimini).
Ancora una volta italiani e stranieri insieme hanno saputo oltrepassare le frontiere e hanno fatto della pizza la regina dell’arte gastronomica.

Raluca Albu

Un sogno che diventa realtà

Inseguire un sogno può essere a volte pericoloso. I vecchi dicevano: stai attento a cosa sogni, un giorno potrà diventare realtà.
Questa è una storia di un sogno il cui seguito scopriremo insieme.
Quando sei piccolo, vivere in un regime che mette frontiere ai tuoi sogni è molto doloroso. Però si sa bene che i piccoli sono tenaci e non si arrendono mai. E’ la storia di una romena innamorata delle lingue straniere, che soffre per non poterle mai praticare, che ha un unico sogno: poter
andare all’estero per perfezionarsi. Un sogno che l’accompagna sempre…segue il suo percorso scolastico, si laurea, lavora, si trasforma in un grande con un vecchio sogno. Siccome andare all’estero, anche dopo la caduta di Ceausescu, rappresentava una grande impresa in materia economica e di ottenimento dei visti d’ingresso e dei permessi di soggiorno, quando una scuola italiana, impressionata dalla lettera di intenti del nostro personaggio, le propone di partecipare ad un corso di lingua italiana per 3 settimane a spese sue, è da capire perché la risposta è subito: si. Finalmente le si apriva una porta, finalmente poteva dar seguito al suo sogno. E’, purtroppo,
anche il momento in cui la nostra romena deve affrontare i primi problemi in materia di ingresso all’estero. Un sogno che rischia di crollare. Però la rabbia e la frustrazione danno ancora più coraggio alla nostra romena e così riesce a far capire al console italiano che una persona il cui unico desiderio e’ di conoscere meglio la lingua e la cultura italiana non rappresenta alcun pericolo. Seguono 3 settimane meravigliose nella scuola di Rimini, un periodo di arricchimento
culturale e di nuove amicizie.
Adesso inizia a germogliare il desiderio di ripetere questa esperienza. Tre settimane non sono sufficienti per migliorare l’italiano, vuole conoscere più a fondo una cultura straniera. Alla fine del corso torna in Romania portando con sè il desiderio di ritornare in Italia. Siccome non trova un’altra borsa di studio, l’unica modalità per poter rientrare in Italia è quella di approfittare
della possibilità data ai cittadini romeni di entrare in Italia come turisti per un periodo di massimo 3 mesi. Due signore italiane, organizzatrici del primo corso di lingua
italiana, la aiutano a tornare e a trovare un lavoro come baby-sitter. E’ un momento difficile per la nostra romena. Si confronta molto con la solitudine, le mancano i genitori e gli amici. Però si sa che per inseguire un sogno ci vogliono sacrifici e lei è pronta a combattere tutto e tutti.
La sua tenacia è stata alla fine ricompensata: è stata ammessa all’università in Italia. Una grande soddisfazione personale! Deve studiare e lavorare per potersi mantenere. E’ orgogliosa di passare gli esami con il massimo dei voti.
Dopo la laurea inizia a fare piccoli passi verso lavori diversi: diventa impiegata in un’agenzia di turismo, fa la segretaria di un albergo, inizia a fare mediazione interculturale lavorando soprattutto con i detenuti stranieri, con le scuole e il Centro per l’impiego. Intanto le si propone di collaborare con l’università che le attribuisce l’incarico di insegnare agli studenti. Momento
di massima soddisfazione per una persona che ha dato tutto per lo studio.
Oggi per lei Italia vuol dire casa. Qua ha incontrato l’amore che le ha dato anche la gioia di vivere la maternità. Le ho chiesto se era contenta. Non esita a dirmi di sì.
Sì, seguire un sogno è difficile: ci vuole coraggio e sacrifici. Lei ce l’ha fatta.

Raluca Albu

Un comune futuro

Quello del 2007 è diventato il “Capodanno dell’Integrazione” per i romeni e i bulgari che dopo tanti anni hanno visto avverarsi il loro sogno di diventare membri dell’Unione Europea.
Un processo di adesione duro visto il gap che il regime dittatoriale ha creato tra i due paesi e l’Europa Occidentale, gap che le giovani democrazie romena e bulgara sono riuscite a superare.
E’ un momento storico per i due paesi balcanici che segna la riunificazione dell’Europa Occidentale e l’Europa Orientale.
Certo, questo evento ha creato reazioni pro e contro. C’è chi teme un’invasione di lavoratori
romeni e bulgari in Europa, c’è chi esprime preoccupazione per quanto riguarda la delocalizzazione delle imprese sempre più verso l’est e l’estremo Oriente, c’è chi invece è contento che non dovrà più pagare dazi doganali, c’è chi si risparmierà tutta la burocrazia da affrontare per poter assumere un lavoratore romeno o bulgaro.
Non dimentichiamo però che gli stessi punti interrogativi se li era posti l’Unione Europea nel maggio del 2004 quando da 15 stati membri si era estesa a 25. Falsi problemi che sono stati demoliti dal desiderio dei popoli di questi paesi di passare dallo stato di “cittadini europei di secondo grado” allo stato di veri cittadini europei. I progressi fatti dalla Slovenia hanno permesso la sua entrata nella “zona euro” dal 1 gennaio 2007. I nuovi cittadini europei affrontano con molto entusiasmo le sfide, malgrado i problemi che devono superare: l’aumento dei prezzi, i limiti all’accesso delle merci sul mercato europeo per inadempimento delle condizioni europee di produzione,ecc.
I vari paesi dell’unione Europea hanno adottato diverse procedure per regolare il lavoro ed il soggiorno dei nuovi cittadini della UE almeno per i primi due anni.
Per quanto riguarda l’Italia, il Consiglio dei Ministri ha già preso alcune misure per regolare il regime dei romeni e bulgari che lavorano o desidereranno lavorare in Italia.
Si è decisa l’apertura delle frontiere per i lavoratori dei settori agricolo, turistico -alberghiero, edilizio, metalmeccanico, lavoro domestico e di assistenza alla persona, lavoro dirigenziale e altamente qualificato, lavoro stagionale. Significa che i lavoratori romeni e bulgari saranno trattati come i lavoratori italiani e non avranno più bisogno di rivolgersi allo Sportello Unico per
l’Immigrazione. Un lavoratore romeno o bulgaro dovrà solamente richiedere, in base ad un contratto di lavoro e facendo prova di un alloggio idoneo, la carta di soggiorno.
Per quanto riguarda gli altri settori di attività, si è prevista una procedura semplificata per i datori di lavoro che vogliono assumere lavoratori romeni o bulgari: il nulla osta richiesto tramite raccomandata agli Sportelli Unici per l’Immigrazione della provincia dove sarà svolta l’attività lavorativa. Dopo il nulla osta il lavoratore romeno e bulgaro potrà richiedere la carta di soggiorno.
I romeni e i bulgari entreranno in Italia utilizzando la carta d’identità. Non potranno essere più espulsi, solo allontanati per motivi di ordine e sicurezza pubblica o di sanità pubblica.
I titoli di studio ottenuti in Romania sono riconosciuti sul territorio dell’Unione Europea. Inoltre, gli avvocati, gli architetti, i contabili e i liquidatori potranno praticare liberamente il loro mestiere nell’U.E
Adesso che ci avvicina di più l’appartenenza alla grande famiglia europea speriamo che la convivenza tra italiani, romeni e bulgari sia sempre più consolidata e che l’integrazione di questi cittadini avvenga con meno difficoltà …siamo tutti cittadini europei!
Raluca Albu

Porte aperte ai “cervelli globali”

Sono molti ormai gli studenti stranieri che vengono in Italia per studiare nelle nostre università e trovare migliori condizioni per sviluppare il loro sapere.
E questa è una importante risorsa per il futuro del nostro paese.

Negli ultimi anni si e’ parlato tanto della fuga dei cervelli italiani all’estero, alla ricerca di migliori condizioni di studio e di lavoro. La stessa attenzione non è stata accordata ad un altro fenomeno, analogo, ma in qualche modo inverso, quello degli studenti stranieri che vengono in Italia per ragioni simili a quelle dei loro omologhi italiani che pure vanno all’estero.
Sono i cosiddetti “cervelli globali”, giovani provenienti da quasi tutto il mondo con la speranza di trovare condizioni di studio e di impiego migliori del paese di provenienza.
E c’è chi ha capito che questo fenomeno, anche se non raggiunge i livelli registrati in paesi come Francia, Spagna, Inghilterra, Olanda, potrebbe contrastare la notevole fuga di cervelli italiani all’estero e contribuire alla crescita culturale, scientifica e tecnologica dell’Italia.
Una testimonianza in questo senso è il collegio universitario a Venezia gestito dai padri gesuiti che, con saggezza, hanno saputo offrire un’esperienza di condivisione e arricchimento culturale a giovani studenti di tutti i continenti, al di là delle convinzioni e credenze religiose. E’ bello trovare questi giovani cattolici, ortodossi, musulmani, buddisti, protestanti che costruiscono insieme un futuro, al di là di tutti i problemi (e tengo a sottolineare: la necessità di rinnovare annualmente il permesso di soggiorno per motivi di studio, l’incertezza del rinnovo, i requisiti economici per l’ingresso in Italia, il meccanismo difficile di riconoscimento dei titoli di studio conseguiti
all’estero, l’assistenza sanitaria). Problemi che purtroppo si ingigantiscono a causa di una legislazione sull’immigrazione non aperta per quanto riguarda lo scambio interculturale. Si studia insieme, si racconta la storia del proprio paese, si portano in primo piano problematiche sociali e politiche, ci si diverte insieme, si cresce insieme.
Alcuni di questi studenti stranieri insegnano adesso all’università, altri sono ricercatori, o fanno gli architetti, interpreti, economisti, pittori, musicisti, archeologi.
In un mondo dove la globalizzazione non è soltanto una parola, ma una realtà, “collezionare” cervelli diventa di importanza primaria.
E’ necessario però emanare leggi che favoriscano lo scambio interculturale, promuovere misure che incentivino lo studio, educare nello spirito della tolleranza e rispetto reciproco.
Mi auguro che siano in tanti a capire che gli studenti stranieri che hanno scelto l’Italia come fonte di sapere e conoscenza non sono un problema da affrontare con leggi rigide sull’immigrazione, ma una risorsa da incoraggiare e sostenere. Grazie Padre Dino e Padre Aldo.

Raluca Albu