Porte aperte ai “cervelli globali”

Sono molti ormai gli studenti stranieri che vengono in Italia per studiare nelle nostre università e trovare migliori condizioni per sviluppare il loro sapere.
E questa è una importante risorsa per il futuro del nostro paese.

Negli ultimi anni si e’ parlato tanto della fuga dei cervelli italiani all’estero, alla ricerca di migliori condizioni di studio e di lavoro. La stessa attenzione non è stata accordata ad un altro fenomeno, analogo, ma in qualche modo inverso, quello degli studenti stranieri che vengono in Italia per ragioni simili a quelle dei loro omologhi italiani che pure vanno all’estero.
Sono i cosiddetti “cervelli globali”, giovani provenienti da quasi tutto il mondo con la speranza di trovare condizioni di studio e di impiego migliori del paese di provenienza.
E c’è chi ha capito che questo fenomeno, anche se non raggiunge i livelli registrati in paesi come Francia, Spagna, Inghilterra, Olanda, potrebbe contrastare la notevole fuga di cervelli italiani all’estero e contribuire alla crescita culturale, scientifica e tecnologica dell’Italia.
Una testimonianza in questo senso è il collegio universitario a Venezia gestito dai padri gesuiti che, con saggezza, hanno saputo offrire un’esperienza di condivisione e arricchimento culturale a giovani studenti di tutti i continenti, al di là delle convinzioni e credenze religiose. E’ bello trovare questi giovani cattolici, ortodossi, musulmani, buddisti, protestanti che costruiscono insieme un futuro, al di là di tutti i problemi (e tengo a sottolineare: la necessità di rinnovare annualmente il permesso di soggiorno per motivi di studio, l’incertezza del rinnovo, i requisiti economici per l’ingresso in Italia, il meccanismo difficile di riconoscimento dei titoli di studio conseguiti
all’estero, l’assistenza sanitaria). Problemi che purtroppo si ingigantiscono a causa di una legislazione sull’immigrazione non aperta per quanto riguarda lo scambio interculturale. Si studia insieme, si racconta la storia del proprio paese, si portano in primo piano problematiche sociali e politiche, ci si diverte insieme, si cresce insieme.
Alcuni di questi studenti stranieri insegnano adesso all’università, altri sono ricercatori, o fanno gli architetti, interpreti, economisti, pittori, musicisti, archeologi.
In un mondo dove la globalizzazione non è soltanto una parola, ma una realtà, “collezionare” cervelli diventa di importanza primaria.
E’ necessario però emanare leggi che favoriscano lo scambio interculturale, promuovere misure che incentivino lo studio, educare nello spirito della tolleranza e rispetto reciproco.
Mi auguro che siano in tanti a capire che gli studenti stranieri che hanno scelto l’Italia come fonte di sapere e conoscenza non sono un problema da affrontare con leggi rigide sull’immigrazione, ma una risorsa da incoraggiare e sostenere. Grazie Padre Dino e Padre Aldo.

Raluca Albu

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